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Direttiva Bolkestein, Confcommercio si oppone

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Fiva Confcommercio e Anva Confesercenti ribadiscono la propria contrarietà alla direttiva Bolkestein. Ecco perché.

Direttiva Bolkestein ancora al centro delle polemiche. In una nota congiunta, Confcommercio e Confesercenti esprimono preoccupazione per l’applicazione della norma. L’allarme riguarderebbe, in particolare, l’inclusione del commercio ambulante all’interno della direttiva. Al termine della riunione di qualche giorno fa, le due associazioni hanno ribadito la necessità di una revisione della norma in questione, al fine di non rendere vani i processi già in atto nell’ambito dell’Intesa in Conferenza Unificata (5 luglio 2012). Si legge nella nota: “azzerare oggi l’intesa significherebbe mettere in discussione e quindi vanificare il riconoscimento dei diritti e della professionalità garantito dalla stessa intesa”. Il riferimento è al ruolo esercitato da Regioni ed enti locali.

 

Cos’è la direttiva Bolkestein

 

La direttiva Bolkestein introduce una serie di procedure (estese a tutti gli stati membri UE) finalizzate all’abbattimento delle barriere tra i Paesi e atte a garantire la libera circolazione dei servizi. In sostanza, ogni impresa potrà proporre la propria attività all’interno dell’Unione, partecipando a bandi. Punto critico della direttiva, per le associazioni, è quello che riguarda il trattamento della vendita ambulante. Come ricordato in un nostro precedente articolo, oggi l’autorizzazione alla vendita itinerante viene rilasciata dal Comune di residenza di colui che presenta la richiesta. La direttiva Bolkestein introdurrebbe invece altre procedure, che eliminerebbero il criterio del Paese d’origine. È questa parte della direttiva quella che suscita maggior perplessità tra gli ambulanti, poiché si assisterebbe ad un aumento della concorrenza – anche solo temporanea.

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