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Venditori ambulanti: regole e certificati

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Venditori ambulanti: regole e certificati

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A quali obblighi è necessario adempiere per diventare venditori ambulanti? La legge italiana parla chiaro: ecco i punti principali da tenere presenti.

 

Che si tratti di mercati o bancarelle, i venditori al dettaglio che desiderano vendere le proprie merci al di fuori di un locale commerciale hanno degli obblighi da rispettare. Innanzitutto, è necessaria una premessa: chi può diventare venditore ambulante? Stando alla normativa vigente, possono richiedere questo status soltanto le persone fisiche, ovvero ditte individuali o società di persone (le SAS e SNC), non quelle di capitale (SRL o SPA). La normativa a cui fare riferimento è costituita da un corpus di leggi che va dalla Legge Bersani alle regolamentazioni regionali specifiche.

 

Autorizzazioni

 

Esistono due tipi di autorizzazioni per esercitare la vendita (per la quale resta comunque obbligatoria la licenza). L’autorizzazione di tipo A è rilasciata dal Comune che mette a disposizione un posteggio fisso per il venditore. Questa autorizzazione ha durata decennale e consente la vendita ambulante itinerante. Rilasciata dal territorio in cui quindi si svolge la vendita, dà tuttavia la possibilità, al commerciante, di partecipare a fiere nazionali. L’autorizzazione di tipo B può essere invece richiesta dall’aspirante venditore al Comune di residenza. Questa dà la possibilità di esercitare su tutto il territorio nazionale solo, però, nei posteggi non assegnati o momentaneamente non utilizzati dai titolari.

 

Altri adempimenti burocratici

 

Se non si vendono prodotti alimentari non sono necessarie altre autorizzazioni, salvo gli obblighi che vedremo in un secondo momento. Chi volesse invece vendere cibi deve fare riferimento alle normative regionali specifiche, che possono prevedere l’ottenimento di certificazioni o la frequenza di corsi. Il venditore ambulante deve inoltre iscriversi alla Camera di Commercio, a INAIL e INPS ed aprire una partita IVA. Non è possibile esercitare questa professione se si è falliti o condannati per reati gravi, salvo il caso in cui è subentrata la riabilitazione del soggetto.

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